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I Spit on your grave 3

Attenzione attenzione, qui si entra su territori a rischio! Il rape & revenge è uno di quei generi destinati proprio per sua stessa natura a dividere le folle, a far litigare ferocemente una maggioranza di odiatori pronti a sputare su un genere meschino e fascista ed una minoranza di amatori che sostengono che lo scopo dei b movie sia in fondo proprio quello di solleticare i bassi istinti, e più bassi di così… E poi ci sarebbero quei quattro o cinque disgraziati che si mettono in un angolo, alzano il ditino e provano a dire “beh, ma in realtà si dovrebbe giudicare caso per caso…”, e finiscono linciati in maniera tale che il prossimo R&R li vedrà probabilmente come protagonisti.

E’ così fin dai tempi di Cane di Paglia. Il film del maestro Sam Peckinpah si attirò orde di critici per la sua presunta spettacolarizzazione dello stupro e per la filosofia che ne seguiva, con tutte le donne dipinte in qualche modo come perverse e provocatorie, e tutti gli uomini potenziali mostri pronti ad esplodere lasciando la loro apparenza di cani di paglia (appunto) e dando libero sfogo alla violenza ed all’odio contenuti in loro. Era il 1971, altri tempi, ed in realtà a riguardarlo oggi Cani di Paglia da un’idea diversa, di pessimismo estremo e di controversie difficili da sbrogliare. C’è quel momento durante la prima scena di stupro, in cui lo sguardo di Amy esprime parallelamente piacere e dolore, ma erano anni diversi da questi, per molti versi migliori, e si poteva fare praticamente tutto… la provocazione era allo stesso tempo fine e mezzo, e andare “oltre” era non solo consentito, era per certi versi obbligatorio.
Arriviamo quindi a parlare di I Spit on Your Grave, l’originale del 1978 tradotto da noi come Non Violentate Jennifer, per quella misteriosa usanza italiana di storpiare i titoli e/o renderli privi di senso (e un giorno vi dovrò raccontare della mitica storia dietro “I corpi presentano tracce di violenza carnale”). Il film di Meir Zarchi è il rape of revenge più puro, grezzo e semplice che sia mai stato girato. Sono cento minuti repellenti, con cinque protagonisti: Jennifer, una bella ed ingenua scrittrice, ed i quattro uomini, uno più orribile e stupido dell’altro, che prima la violentano e poi subiscono la sua vendetta. E’ abbastanza chiaro come il film abbia fatto incazzare tantissimi e come sia inserito da molti nelle liste dei peggiori della storia del cinema: è NON-cinema, la qualità video è scarsa, quella audio è orribile, la storia è una NON-storia e l’unica evoluzione dei personaggi è passare da prede a cacciatori e viceversa. Inoltre c’è un consapevole utilizzo del sesso come motore ultimo (e unico!) delle azioni maschili, e Jennifer sfrutta la cosa con freddezza. Lo sguardo di Zarchi è compiaciuto, ed il corpo della vittima è costantemente in primo piano… ma allo stesso tempo è evidente (almeno a me!) come non ci siano traballamenti nel punto di vista, Jennifer è SEMPRE la vittima, anche quando è lei ad uccidere, gli uomini non hanno scuse, e quelle che si auto-creano sono totalmente prive di qualsiasi credibilità. Non c’è provocazione, non c’è un gioco finito male, c’è solo una bella ragazza che viene orrendamente violentata e si vendica di questo, e l’immedesimazione con lei è costante, anche se ovviamente non mancano nudi anche gratuiti e momenti sopra le righe. Il messaggio finale neanche poi così nascosto del film, e Zarchi l’ha in qualche modo ammesso in alcune interviste successive, è “vendicatevi da soli, perché le autorità non faranno niente”, ed è evidente quanto questo sia sbagliato (e fascistoide), ma tornando ai ragionamenti di chi spesso apprezza il genere è VERO che scopo dei b-movie sia solleticare i bassi istinti, ed è innegabile come qui venga fatto in maniera inequivocabilmente univoca. Obiettivo centrato alla perfezione, quindi.Dopo qualche sequel più o meno ufficiale I Spit on Your Grave ha avuto un vero e proprio remake nel 2010, diretto da Steven R. Monroe ed interpretato da Sarah Butler. Il film segue più o meno fedelmente l’originale, ovviamente con un netto miglioramento in quanto a pura tecnica e anche recitazione. Con l’originale ha condiviso anche numerose delle critiche, il problema è che… qui le critiche avevano ragione. Monroe è indulgente, insiste sui particolari morbosi, sottolinea quanto più possibile il (bel) culo della Butler e mettendolo in mostra anche durante la scena di stupro. L’effetto finale è quello di uno stupro sexy, e vale poco la sterile vendetta che ne segue. Non sono un moralista, ma il film semplicemente perde tutto il suo effetto-shock e si trasforma in un piccolo paradiso per sadici e voyeur.

Non ho visto I Spit on Your Grave 2, ma credo che faccia incazzare quanto il primo. Ha lo stesso regista, una locandina praticamente identica, una protagonista diversa. Qualche mese fa è però uscito il terzo capitolo, dove torna Sarah Butler nei panni di Jennifer e Monroe è sostituito dall’a me sconosciuto R.D. Braunstein. Da qualche parte avevo letto che comunque qualche motivo d’interesse c’era, la storia era diversa, raccontava le difficoltà di ritorno alla vita normale di una donna stuprata, anche dopo che la vendetta era stata compiuta. L’argomento dovevano essere i segni che restano nell’anima, come cambia la mente di una vittima, come si comporterà  nei rapporti con l’altro sesso dopo una tragedia simile. Non mi aspettavo un capolavoro, ma insomma… Ok, sono stato ingenuo.

Perché sostanzialmente I Spit on Your Grave 3 è un film ipocrita e mancante di tutto.

I Spit on Your Grave 3

E’ un rape & revenge in senso lato, perché qui di branco animalesco non vediamo neanche l’ombra. Siamo più dalle parti del Giustiziere della Notte, ma con gnocche che per attirare la loro preda usano esche di se stessa in vestitini di latex o cosplay da idole dei pedofili. I momenti di pura exploitation sono scarsi, pochissima carne all’aria (anche il classico culo in locandina è molto più coperto), torture presenti e a volte cattivelle, ma mai troppo in primo piano, per non turbare troppo. Tante parole, troppe parole se pensiamo che l’originale aveva davvero pochissime battute, con lunghe scene di silenzi o poco più. I Spit on Your Grave 3 punta esclusivamente sulla stimolazione degli istinti più retrivi del genere umano, sulla legge del taglione (e fin qui…), sul godimento per le sofferenze altrui, su una mentalità si, ancora fascisteggiante, ma addirittura resa più ingiustificabile. C’è qualche interessante ragionamento sul rapporto tra fantasia (ad occhi aperti) e realtà, ma il tutto è annegato in un mare di qualunquismo, moralismo, totale assenza di autoironia che magari avrebbe potuto non dico salvare, ma quantomeno far passare il film come una robaccia alimentare ma in cui è difficile credere davvero. E invece sembra proprio che ci credano. Il risultato finale è una storia in cui è assolutamente impossibile provare un minimo di empatia con nessuno dei protagonisti, a meno di non essere Borghezio o simili.

Siete Borghezio?

Voto: :P:P:P:P

2 thoughts on “I Spit on your grave 3”

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