Ryan Murphy è ormai da molti anni uno dei più popolari sceneggiatori e produttori televisivi americani: Nip/Tuck ha fatto conoscere al mondo il suo stile narrativo, con Glee ha dimostrato di saper parlare anche al pubblico degli adolescenti, American Horror Story e Scream Queens hanno raccontato l’orrore in due modi diametralmente opposti e The New Normal… oh, è stato un fallimento, ok. Mica si può vincere sempre. Ora Murphy torna alla carica con qualcosa di completamente diverso da quanto ha fatto in precedenza, un’altra serie antologica, ma questa volta una storia vera. Un vero crimine americano.
American Crime Story
The People v. O.J. Simpson, il processo alla popolare stella dello sport e successivamente del cinema, è l’argomento della prima stagione di American Crime Story. Non certo un argomento facile, visto che quello a O.J. è stato forse il processo più spettacolare, mediatico e controverso della storia americana, ed ancora oggi divide gli storici. Il primo episodio della nuova serie ci racconta della scoperta dei cadaveri di Nicole Brown Simpson e di Ronald Goldman, delle prime investigazioni nei giorni successivi e nella richiesta a O.J. di presentarsi autonomamente in prigione, senza subire l’onta di un arresto pubblico. La narrazione è estremamente realistica, praticamente tutto quello che succede sullo schermo è successo veramente o è almeno verosimile, vengono usati i veri nomi dei personaggi (vittime, avvocati, esperti, investigatori, testimoni più o meno vip) e persino i volti degli attori sono stati scelti perché assomigliassero il più possibile a quelli reali

Il che spiega perché sia stato riesumato David Schwimmer
Regia, recitazione e sceneggiatura di American Crime Story sono di livello altissimo. Basta anche solo uno sguardo al cast per capire come la produzione abbia voluto andare sul sicuro: grandi nomi affiancati ad attori meno noti ma dal talento cristallino. Sono almeno quindici i personaggi riconoscibili della storia, ognuno con la propria importanza e caratterizzazione, ed è evidente anche solo dal pilot che ad ognuno di loro è stata riservata una notevole attenzione. Anche la qualità della scrittura va considerata. Ryan Murphy non è certo noto per la moderazione dei dialoghi delle sue storie, ma qui tutto è sorprendentemente lucido, chiaro, lineare. E non è certo un difetto in una serie come questa che ha in primis il desiderio di raccontare una storia. Ok, c’è anche il personaggio di un John Travolta plastificato, inguardabile e sopra le righe, ma è davvero l’unico neo in un primo episodio splendido sotto ogni altro punto di vista. Poi ho deciso che qualsiasi serie tv con Connie Britton deve piacermi, quindi cosa volete da me, una recensione obiettiva? STOLTI!
Guardatelo, ne vale la pena. Ho molta fiducia per il prosieguo della serie!
Voto: **** 1/2
Continuerò a guardarla: si!
Io sono al secondo episodio e mi sta piacendo parecchio, ma forse non faccio testo perché adoro Ryan Murphy e tutto ciò che riguarda la “storia” americana, in un modo o nell’altro. L’unico neo per me non è Travolta (strepitoso, la perfetta incarnazione del trash hollywoodiano) ma proprio Cuba Gooding Jr., troppo “nigga” stereotipato.
[…] di American Crime Story: The People v. O.J. Simpson, ma mi sono reso conto di aver parlato solo del primo episodio e non aver mai pubblicato la recensione completa. Quindi… […]