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Dylan Dog Color Fest #16: Tre passi nel delirio

Dylan Dog Tre Passi nel Delirio

Fin dai suoi esordi nel 2007 il Color Fest è stato la testata di Dylan Dog più aperta a novità e sperimentazioni, introducendo stili e narrazioni completamente estranee alla testata regolare dell’investigatore dell’incubo. Questo numero 16, intelligentemente intitolato Tre Passi nel Delirio, è un ulteriore passo nella direzione del rinnovamento, sia nella forma che nei contenuti. Rispetto ai volumi precedenti sono cambiati carta, foliazione e prezzo. La gestione di Roberto Recchioni ha chiamato a lavorare sul personaggio tre fumettisti indie, se mi passate il termine: Ausonia, Marco Galli e Aka B. Dei tre, conoscevo solo il primo…

Dylan Dog Tre Passi nel Delirio

SIR BONE – ABITI SU MISURA è una intelligente riflessione sull’immutabilità del personaggio Dylan Dog, e probabilmente anche sulle aspettative del suo pubblico, sfruttando la sua caratteristica divisa sempre uguale: giacca nera come la morte e camicia rossa come il sangue. Abiti che Dylan riceve inconsapevolmente ogni anno  da Sir(gio) Bone(lli), un sarto piuttosto speciale. Le tavole di Ausonia sono dei piccoli capolavori, sporche, abilmente invecchiate. Gli occhi spesso coperti da un ciuffo troppo lungo esprimono tutta la malinconia e la confusione di un Dylan Dog immortalato nel tempo invisibile che scorre tra un albo e l’altro. Una storia originale e personale, al servizio di un personaggio che comunque non perde le sue caratteristiche…

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GRICK GRICK, di Marco Galli, è completamente diverso. Una storia nera, surreale, su un demone obeso che compare a casa di Dylan e apparentemente non fa altro che digrignare i denti ed avere fame, una fame insaziabile. Una intepretazione nuova, un Dylan scarno, quasi emaciato. I disegni di questa storia sono certo meno d’impatto di quelli di Ausonia, ma l’interpretazione dell’autore fa emergere ancora di  più la sua idea del personaggio…

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CLAUSTROPHOBIA, di Aka B, è un altra riflessione questa volta dello stesso Dylan sulla propria vita e sulla propria immutabilità. Dylan, calato chissà come in un pozzo impossibile da scalare, è costretto a pensare alle sue donne, agli amici, al tempo che passa, ai suoi mostri, alla vita. Una storia fatta di dettagli, una mano, la bocca, l’espressione del viso che cambia leggermente di vignetta in vignetta, alberi nudi che si alzano infiniti, fino ad un incubo finale, un’allucinazione che potrebbe avere in sé la follia della verità.

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Tre passi nel Delirio non piacerà a tutti, soprattutto per i disegni che un Bonelliano medio riterrà ovviamente “strani” e forse spiacevoli, ma lo ritengo un albo importante e sicuramente riuscito. Una piccola rivoluzione che dimostra se ce ne fosse stato bisogno come Dylan Dog possa essere reinterpretato in totale libertà da artisti diversi, soprattutto se come in questo caso si dimostrano conoscenza e rispetto del personaggio. Tra tre mesi toccherà al duo Barbato/Saudelli, per una più canonica storia completa. Non vedo l’ora!

Voto: ****

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