fbpx
logo

Jeeg Robot con i suoi poteri salva il futuro del cinema italiano

Lo Chiamavano Jeeg Robot

Un po’ avevo paura, per Lo Chiamavano Jeeg Robot. Troppi commenti positivi, troppe anteprime che lo esaltavano, troppa pubblicità. Avevo paura di trovarmi di fronte ad un film troppo italiano, che sostituisse la sigla di Jeeg ai titoli delle canzoni di Venditti, per strizzare l’occhio ad un pubblico nerd fin troppo facile da soddisfare con richiami e battutine. Avevo paura perché Roma nel cinema italiano di oggi è fin troppo sfruttata, è una città capace di inghiottirti col suo splendore e le sue contraddizioni, allo stesso tempo Suburra e La Grande Bellezza. Avevo paura di poter vedere effetti speciali palesemente non all’altezza, attori di contorno inguardabili e una regia troppo televisiva.

Lo Chiamavano Jeeg Robot

Avevo torto. Lo Chiamavano Jeeg Robot è un miracolo.

Jeeg Robot nasce dalle acque del Tevere, colme di rifiuti radioattivi, e non è un caso. Il Tevere è la culla della civiltà romana, intorno ad esso è nato un impero che ha dominato il mondo, è sorta la città Eterna, Roma. Ma la casa di Jeeg Robot non è Roma. E’ Tor Bella Monaca. Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) è un piccolo ladruncolo che vive di espedienti, solo in una casa squallida, nutrendosi di yogurt e guardando dvd porno. Trova i suoi poteri per caso scappando dalla polizia e quando li scopre fa quello che farebbe qualsiasi piccolo ladruncolo di Tor Bella Monaca. Scassina un bancomat, convinto di fare il colpo della vita. Usa i soldi rimediati per riempire il frigo, comprarsi un proiettore, sopravvivere nella periferia romana. Alessia (Ilenia Pastorelli, esordiente dopo il Grande Fratello) è la figlia di un suo vicino, ladro pure lui, con il quale Enzo avrebbe dovuto fare un lavoretto non esattamente legale… Quando il lavoro finisce nella maniera peggiore Alessia, che è fuori di testa dopo la morte della madre e si è fissata con Jeeg Robot, gli si appiccica addosso, convinto che Enzo sia appunto Hiroshi Shiba, e che possa diventare un Jeeg. Ma un film di supereroi ha anche bisogno di un cattivo… Luca Marinelli è lo Zingaro, capetto di una piccola banda di criminali romana. Lo Zingaro è fuori di testa, sopra le righe, completamente di fuori, disposto a tutto pur di fare il colpo della vita e il salto di qualità, anche di imbarcarsi in imprese più grandi di lui.

Jeeg Robot Claudio Santamaria

Tre attori principali, un buon cast di contorno, un contesto romano realistico, reso ancora più duro da una serie di attentati misteriosi che scuotono la Capitale…

Lo Chiamavano Jeeg Robot è un perfetto film di supereroi che non scimmiotta Marvel né DC Comics e prende i lati migliori di tutti. Non rinuncia a divertire con battute che mi hanno fatto sghignazzare ma neanche a raccontarci la Roma vera. In parte mi ha ricordato Daredevil, come tipo di atmosfere. E’ un film sporco, che tocca argomenti anche scabrosi, è sorprendente, è reale senza rinunciare ad essere fantastico. E’ un gran film.

Luca Marinelli è assolutamente impressionante. La sua performance ricorda quella di Heath Ledger come Joker, davvero magistrale, ma forse ancor più bravo è stato il regista Mainetti in fase di scrittura, sapendo rendere due personaggi quasi paradossali come lo Zingaro ed Alessia tutt’altro che delle macchiette. Anzi. Personaggi capaci di crescere, evolversi, con delle motivazioni loro e un background forte. Ma va elogiato anche e soprattutto Santamaria. Quasi irriconoscibile, enorme, 100kg di pesantezza. Il suo Enzo è un personaggio stanco, che va avanti per inerzia e che trova la forza nella maniera più inaspettata, nelle persone più inaspettate. Enzo non è un eroe, ma l’unico sbocco realistico nella sua vicenda poteva essere diventare un supereroe. Gli mancano solo le giuste motivazioni. Santamaria è splendido, capace di annullare qualsiasi istrionismo e costruire un Enzo immobile, uno a cui la vita gira intorno senza fermarsi mai alla sua stazione.

lo-chiamavano-jeeg-robot

Si capisce che Lo Chiamavano Jeeg Robot mi è piaciuto tantissimo? Mainetti è capace di prendere i riferimenti alla cultura pop che ognuno di noi si aspettava ma inserendoli solo come contorno, senza farne il fulcro della storia ma anzi mettendoli al suo servizio. Niente smaccato fan-service, Jeeg Robot non ne ha bisogno. La sua regia ha uno stile internazionale, il budget è misero ma sembra molto più alto, ci sono dei piccoli tocchi che avrebbero avuto bisogno di qualcosa in più ma era veramente difficile fare meglio. Mainetti sapeva quello che poteva permettersi e quello che non avrebbe potuto fare, e si è mosso al meglio all’interno di questi paletti. Il film è quasi completamente autofinanziato. Una scommessa. Una scommessa che deve essere vinta.

Il cinema italiano non è morto, il cinema italiano di genere non è morto. Registi come Mainetti, Sollima ma anche Daniele Vicari (il suo Diaz era un horror, non negatelo) lo dimostrano.

Ora sono indeciso, voglio Continuavano a Chiamarlo Jeeg Robot oppure no?

Cazzo, non lo so.

#SupportaJeeg

Voto: **** 1/2

4 thoughts on “Jeeg Robot con i suoi poteri salva il futuro del cinema italiano”

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.