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Il giorno che uccisi Fabio Volo

Il giorno che uccisi Fabio Volo

Qualcosa di nuovo bolle in pentola! Sono ormai quasi giunto alla conclusione di una nuova raccolta di racconti che spero potrete leggere entro poche settimane, e per ingannare l’attesa ho pensato di regalarvi le storie che facevano parte de Il Giorno che Uccisi Fabio Volo (e altri racconti). Che ne dite di partire con quella che da il titolo alla raccolta?

Il giorno che uccisi Fabio Volo

Il giorno che decisi di uccidere Fabio Volo era un lunedì. Me lo ricordo bene: la sveglia troppo presto, la corsa fino in stazione, il treno in ritardo, la sosta in edicola e poi il viaggio, interminabile, una lenta agonia di silenzi assonnati e di paesaggi sempre uguali che scorrevano fuori dal finestrino. Oltre al solito quotidiano avevo comprato il Corriere della Sera, avevo letto con rabbia le pagine politiche, dato uno sguardo veloce alla cronaca ed infine mi ero messo a sfogliare “la Lettura”, l’inserto culturale del più noto quotidiano italiano. Tra recensioni di romanzi, spettacoli teatrali, segnalazioni di ebook, interessanti speciali su grandi scrittori del presente e del passato, notai una firma nota. Fabio Volo.

Fabio Volo.

Impossibile.

Due ore di noia possono anche portare alla pazzia chi come me è abituato ad essere sempre in movimento. Forse avevo letto male, forse era un omonimo. Fabio Volo? Quello che partendo dalle Iene era finito a scrivere romanzi adolescenziali con frase indegne di finire sui Baci Perugina? Fabio Volo? Facevo fatica a definirlo uno scrittore, poteva essere stato “ingaggiato” a firmare articoli sull’inserto cultura del Corriere? Impossibile. Doveva essere un omonimo. Eppure…

Prendo lo smartphone e guardo su internet. Già twitter è in rivolta. Il commento più gentile paragona l’esordio di Volo ad altre notizie provenienti dal resto del mondo. “Tornado in USA, killer spara in una sede di un giornale a Parigi. Da noi Fabio Volo esordisce sulle pagine culturali del Corriere”

“Uno dei romanzieri più famosi d’Italia…”

Romanziere? Se basta aver scritto un libro per essere definiti romanzieri, ok… Sempre che li abbia scritti davvero lui, i suoi romanzi, e non qualche ghost writer, visto che basta sentirlo parlare per dubitare che sappia esprimersi in un italiano corretto. Non c’erano altri scrittori disponibili? Fabio Volo doveva rimanere su Cioè o su Vanity Fair o su riviste con quel target, l’inserto della cultura era sacro… Fabio Volo NON è cultura!

Il primo pensiero fu di gettare via tutto dal treno in corsa. La vista del controllore che chiedeva i biglietti, due file di sedili davanti a me, mi persuase a non farlo, ma la rabbia montava, montava, e nella mia mente passavano idee sempre più nere. Gente come me, giovani aspiranti scrittori o giornalisti, non dovrebbe vedere certe cose. Ci fanno male. Ci fanno pensare quanto è inutile studiare, darsi da fare per migliorare, farsi il culo scrivendo e riscrivendo e partecipando a corsi e concorsi. Ormai per scrivere bisogna essere personaggi televisivi, o del mondo della musica, o comunque dei santoni acclamati gggiovani, o quantomeno vecchi e saggi.

Dovevo fare qualcosa, dovevo cambiare le cose.

Dovevo uccidere Fabio Volo.

[continua a leggere su Razione ILZ!]

2 thoughts on “Il giorno che uccisi Fabio Volo”

  1. Ho letto il tuo racconto di là su ILZ, bellissimo racconto che poi cavolo, ti grida proprio “Leggimi! Leggimi!” tutti vorrebbero morti Fabio Volo, beh quasi tutti, almeno tutti quelli che non comprano i suoi libri. Ok riformulo, qualcuno vorrebbe morto Fabio Volo, siamo pochi ma una lobby molto potente 😉 Complimenti per il racconto! Cheers

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