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Jack Bauer diventa presidente! Designated Survivor – prima stagione

Designated Survivor

Un po’ mi manca, Jack Bauer. Mi manca il suo piglio decisionista, il suo giustificare quasi qualsiasi mezzo purché il fine sia quello giusto, la sua capacità di andare a fondo del problema e quella di essere ripreso per 24 ore consecutive da telecamere senza dormire ma soprattutto senza mai andare in bagno. Che grand’uomo, Jack Bauer. Ma si sa, anche i più grandi invecchiano, spesso si fanno più saggi e più posati, e… tutto questo pippone per dire che Jack Bauer ora si fa chiamare Tom Kirkman, e nel primo episodio di Designated Survivor diventa presidente degli Stati Uniti. Cos’altro poteva fare uno come lui? Sigla!

Prima di analizzare la serie tv, diamo la parola a Wikipedia.

Il termine [Designated Survivor] indica un membro della linea di successione che, nelle occasioni in cui il Presidente e gli altri membri della linea di successione si trovano riuniti nel medesimo luogo, viene tenuto nascosto in un luogo fisicamente lontano, sicuro e segreto. Questo avviene, per esempio, durante il discorso sullo stato dell’Unione, il messaggio che il Presidente legge annualmente alle Camere in riunione congiunta, e durante la cerimonia di insediamento del Presidente.

Questa procedura, stabilitasi nel periodo della Guerra Fredda, ha lo scopo di mantenere ininterrotta la linea di comando nel caso in cui un evento catastrofico elimini tutti coloro che fanno parte della linea di successione presidenziale, poiché la legislazione statunitense non prevede che altre persone che non fanno parte di questa lista possano accedere al potere. Solo chi possiede i requisiti costituzionali per divenire Presidente può essere scelto come sopravvissuto designato.

Pensate che Kiefer Sutherland non abbia questi requisiti?

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Guardate quanto è presidenziale con stelle e strisce tutto intorno. Sembra nato per ricoprire la carica. Anzi voglio sbianciarmi, se non scenderà in campo The Rock alle prossime elezioni sosterrò lui. O uno di questi altri dieci. Chiunque ma non Trump, per favore.

Nella serie Tom Kirkman viene scelto non si sa bene da chi (almeno all’inizio) per rappresentare il sopravvissuto designato in occasione del Discorso sullo stato dell’Unione del presidente in carica. Un attacco terroristico al Campidoglio lo eleva al ruolo di leader del mondo libero, un ruolo che non avrebbe mai creduto di poter occupare e che nessuno crede sia in grado di ricoprire. Kirkman è un outsider, indipendente politicamente, sembra debole di fronte alle trame politiche in atto a Washington non solo, e soprattutto si trova a dover fronteggiare una crisi senza precedenti, con un complotto interno che sembra impossibile da svelare fino in fondo.

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Scherzi a parte, Kirkman è molto diverso da Jack Bauer. È onesto e idealista fino all’estremo, vuole veramente cambiare le cose, chiede l’opinione di chiunque abbia accanto a sè e quando colpito porge l’altra guancia. Ma una cosa in comune i due personaggi interpretati da Sutherland ce l’hanno: il patriottismo. Quel patriottismo esagerato che solo gli americani possono avere e che… oh, sarò stupido io, ma mi piace vedere al cinema. Mi regala ottimismo!

Bandiere americane che sventolane orgogliose come nei film di Michael Bay ma qualche esplosione in meno. La presidenza Kirkman si avvale anche dell’aiuto di alcuni importanti collaboratori che rimettono la macchina istituzionale in carreggiata più in fretta di quanto chiunque si sarebbe aspettato.

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Seth Wright (Kal Penn… lo ricordate nel Dr. House, vero?) è il nuovo portavoce del Presidente. Era solo uno dei mille impiegati a scrivere discorsi, ma si trova ben presto a dover sostituire il terzo vice assistente portavoce ereditato dalla precedente amministrazione e chiaramente inadeguato.

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Aaron Shore (l’attore e cantante messicano Adan Canto) è il nuovo Capo di Gabinetto della Casa Bianca. Ambizioso, capace, tenace, viene ben presto conquistato da Kirkman.

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Emily Rhodes (Italia Ricci) è l’ex capo della segreteria di Kirkman quando faceva il Segretario per la Casa, e diventa consigliere speciale del Presidente quando assume la carica. Un lavoro totalmente diverso e molto più impegnativo, per il quale però si dimostra fin da subito all’altezza…

Andrebbero aggiunti all’elenco la nuova first lady Alex (Natascha McElhone), il figlio Leo (Tanner Buchanan) e soprattutto l’agente dell’FBI Hannah Wells (Maggie Q) che segue le indagini sull’attentato e sul complotto che c’è dietro.

Designated Survivor

Designated Survivor vive su due binari che a volte corrono paralleli ma spesso si incrociano: quello della politica e quello investigativo. Siamo abituati a vedere Sutherland più nella seconda veste, ma non è male neanche nella prima. Non vi aspettiate livelli di complessità alla House of Cards, ma la gestione del potere è descritta abbastanza bene anche qui. Il messaggio che la serie da è completamente diverso, molto più ottimista e se vogliamo ingenuo, ovvero che le cose possono cambiare se si dimostra veramente la volontà di mettersi d’accordo.

Mi aspettavo un punto di vista diverso, onestamente, molto più conservatore… Designated Survivor invece dimostra uno spirito moderatamente progressista che mi ha dato un po’ di coraggio. Il presidente Kirkman si mette abilmente a metà tra gli schieramenti tradizionali e si circonda di repubblicani moderati (par condicio!), ma le sue scelte sono molto più “di sinistra” viste dalla nostra ottica. O forse sono semplicemente scelte intelligenti e persino un po’ banali…

Il binario investigativo ha un po’ gli stessi pregi e difetti. È avvincente ma un po’ stupido. La Wells è testarda, capace, ma un paio di volte fa delle scelte assurde e sul finale… vabbé lasciamo perdere per non fare spoiler, ma il finale è uno dei più cretini che si possano immaginare, tanto che avevo capito subito come avrebbero scoperto tutto ma mi sono detto “no, impossibile, sarebbe troppo stupido”. E invece vabbé.

Spegnendo un po’ il cervello comunque Designated Survivor è una serie piacevole da seguire anche con occhio un po’ distratto, tra una cosa e l’altra. Forse è un concetto di televisione un po’ superato, ma una volta ogni tanto servono anche delle cose così. Se non vi aspettate niente di clamoroso potreste apprezzarla molto.

La serie è su Netflix, che attualmente sta mandando in onda la seconda stagione traducendo un episodio a settimana. Ho cominciato a guardare le nuove puntate che mi sembrano onestamente finora sottotono. Ma la prima è consigliata!

Voto: ***19

2 thoughts on “Jack Bauer diventa presidente! Designated Survivor – prima stagione”

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