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L’incanto della Lodge 49

Non dovrebbe essere neanche più una vera sorpresa, ormai. AMC ci ha abituato a serie che arrivano senza troppa pubblicità, partono piano e ci conquistano col tempo. Ricordo le prime puntate di Breaking Bad, quando praticamente nessuno in Italia conosceva la serie e io mi appassionavo alle vicende di questo professore di chimica che lentamente si scopriva disposto a tutto. O Halt and Catch Fire, che senza aver mai lo stesso successo si è conquistata con le unghie e con i denti un seguito di culto che l’ha accompagnata per quattro imperdibili stagioni. 

Storie vecchie? Il 2018 ci ha portato in regalo Lodge 49.

Lodge 49 non era apparsa in nessun elenco delle serie più attese dell’anno. Non avevo visto trailer esaltanti, articoli celebratori, pubblicità onnipresenti. L’ho sentita nominare per la prima volta nella pagina facebook di un mio contatto, che dopo la visione della prima puntata ne parlava come della possibile serie dell’anno. Accolgo dichiarazioni simili con un certo scetticismo, ma questa mi aveva incuriosito. Sono andato a leggere qualcosina e ho scoperto che il protagonista è un ex surfista.

Un ex surfista.

Come in John from Cincinnati!

Ho aspettato qualche settimana prima di cominciare a guardarla perché… sono un coglione, fondamentalmente. Avevo visto che era disponibile su Amazon, ma pensavo che venisse reso disponibile solo un episodio alla volta, man mano che vengono trasmessi negli USA. E invece la serie in America è stata rilasciata per intero il 6 Agosto sull’AMC Premiere Service, e subito dopo è arrivata anche in Italia, su Amazon Prime Video. Quando me ne sono reso conto l’ho cominciata. E finché non sono arrivato alla fine non sono riuscito a guardare altro.

In Lodge 49 conosciamo Dud, ovvero Sean Dudley (Wyatt Russell). È un ragazzone sorridente e piuttosto semplice, che pare guardare la vita con un ottimismo che diremmo ingiustificato. Zoppica a causa di una ferita al piede che non vuole guarire, provocata dal morso di un serpente e che gli impedisce di tornare in acqua a surfare. Fino a poco tempo prima ha lavorato nel negozio di apparecchiature per piscine di famiglia, ma un giorno il padre ha annunciato che sarebbe andato in acqua ed è scomparso. Tutti pensano che sia morto, ma il cadavere non è stato ritrovato, così Dud vive una sorta di limbo.

Poco dopo lui e la famiglia hanno scoperto che il negozio era pieno di debiti, e per saldarli sono stati costretti a chiudere tutto e a vendere tutto ciò che avevano. La sorella (la bella Sonya Cassidy) aveva co-firmato il finanziamento, così è obbligata a lasciare l’avviata carriera da paralegale per lavorare come cameriera da Shamroxx, una specie di clone irlandeseggiante di Hooters. La banca si prende automaticamente tutto il magro stipendio, ma lei sopravvive con le mance.

Molto meglio comunque di quello che riesce a fare Dud, che non ha la forza di cercare un nuovo lavoro, si fa truffare dal locale banco dei pegni con continui prestiti a interessi ai limiti dello strozzinaggio, dorme dove gli capita e continua ad essere ossessionato con luoghi e ricordi della sua vita precedente.

Finché casualmente non scopre la Loggia 49.

Dopo aver trovato in spiaggia un anello con una lince, finisce la benzina proprio davanti alla sede della loggia, mai notata in precedenza. Entra come spinto dal destino, viene accolto da Ernie Fontaine (Brent Jennings) e capisce subito che dovrà far parte di questo posto. Dovrà salvarlo e dovrà esserne salvato. Ad ogni costo.

Una loggia nel 2018 non è esattamente di moda, ma non pensiamo a un gruppo di ricchi e aspiranti potenti a complottare in una stanza per guidare dall’ombra il resto di noi poveri mortali: la Loggia 49 è più che altro un club (con tanto di bar e karaoke) frequentato da persone di ogni sorta, dal venditore di prodotti di idraulica (Bernie) al poliziotto portuale, dall’operaio all’ingegnere. A credere davvero ai misteri alchemici che rappresentano il vero motivo della nascita della Loggia sono pochissimi… anzi forse solo uno: Blaise, sorta di autoproclamatosi farmacista che più che altro vende marijuana legale, ma che non si arrende e continua a studiare astruse formule e improbabili teorie per trasformare gli altri metalli in oro.

Poi ci sarebbe Larry Loomis (Kenneth Welsh), il sovrano protettore e migliore amico di Bernie, che tra un infarto e l’altro comincia a blaterare cose sulla “vera loggia” e su dei misteriosi rotoli che forse non sono neppure mai esistiti.

A leggere la trama Lodge 49 potrebbe sembrare quasi una sitcom, o una commedia banalotta su un ragazzone che non vuole accettare la realtà. Non è così, fidatevi. La serie (il titolo si ispira a un romanzo breve di Thomas Pynchon) riesce quasi miracolosamente a mantenere un equilibrio precario tra generi e registri diversi. È leggera come l’aria, eppure nasconde sottotesti importanti. Il protagonista può sembrare uno scemotto incapace di rendersi conto di ciò che gli accade o uno che non si arrende di fronte a scenari soverchianti. La sorella sembra la parte razionale della famiglia ma rivela a uno sguardo più attento insicurezze che la portano all’auto-boicottaggio. Bernie vive nell’attesa: che Larry lo nomini definitivamente suo successore, che il lavoro gli porti qualche soddisfazione, che l’amante scelga davvero lui come suo partner, e così via. Tutto è fluido, in divenire. Tutto è diverso da come appare. Una pompa di benzina arrugginita può essere un drago, una mega-struttura che da lavoro a centinaia di persona può essere vuota, un progetto immobiliare può essere una truffa che nasconde un altra truffa, un ubriacone dentro una tinozza può essere un ricchissimo e inafferrabile magnate (e molto altro).

La Loggia può essere un affollato club dove passare il tempo in allegria. O una polverosa reliquia di un passato che non esiste più. O un progetto che sta fallendo. O un mistero che ne nasconde mille altri.

Un po’ Breaking Bad e un po’ Twin Peaks, un po’ Lost e un po’ John from Cincinnati, Lodge 49 è una serie che a sorpresa è arrivata a scalare le mie classifiche del 2018, volando ai primissimi posti. Stralunata, amara, divertente. Senza attori famosissimi, senza mega produzioni, senza grossi ratings. E infatti chissà se verrà confermata… io lo spero davvero, perché sembra uno di quei progetti a lungo termine, che partono lentissimi e si conquistano uno spettatore alla volta. Fatevi conquistare.

5 thoughts on “L’incanto della Lodge 49”

  1. Mi avevi già “venduto” questa serie con il post sulle serie da vedere del mese, sono felice che Thomas Pynchon sia arrivato sul piccolo e grande schermo, mi sembra proprio una serie che potrebbe piacermi, poi il figlio di Jena ha la faccia giusta per i ruoli comici, d’altra parte anche papà ha iniziato così 😉 Cheers

    • Pynchon (che non ho mai letto! Grave lacuna!) è solo ispirazione stilistica comunque! Il figlio di Kurt funziona alla grande… in un ruolo che non è solo comico. Curioso di leggere la tua opinione 🙂

  2. AH è su Amazon Video? Potrei darci un’occhiata allora! Una curiosità, ma gli episodi sono stati doppiati o sono sottotitolati? Perché ad esempio di Marvelous Mrs. Maisel hanno messo gli episodi un po’ doppiati e un po’ no..

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