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The End of the F***ing World

The end of the F***ing World

…per cosa staranno quei misteriosi asterischi? Farting? Un mondo che emette aria dall’orifizio posteriore? Fisting? Beh, tra tutte le categorie di Pornhub si può scegliere molto di meglio. Falling? E dove dovrebbe cadere un mondo? Intanto che cerchiamo di risovere questo mistero, vediamo un po’ com’è questa nuova serie Netflix!

The end of the F***ing World

Intanto è tratta da una graphic novel (un fumetto, parla come mangi!), e già questo va molto di moda. Niente supereroi o strani mondi, però, solo la storia di due ragazzi annoiati e con impulsi di violenta ribellione difficilmente controllabili. Il libro di Charles Forsman è pubblicato in Italia da 001 Edizioni e… boh, non l’ho letto, ma da quei due capitoli che ho potuto sbirciare in anteprima mi pare che la serie ci si sovrapponga quasi perfettamente.

The End of the Fucking World Charles Forsman

…e ci permette di svelare il mistero dei tre asterischi! EVVIVA!

Con una differenza. La serie è stata prodotta da Channel 4 prima di essere acquistata da Netflix per la distribuzione in tutto il mondo, così la storia è stata spostata dalla provincia americana a quella inglese, e per motivi di realismo la cosa ha portato a minuscoli cambiamenti di altri dettagli.

James e Alyssa (Alex Lawther e Jessica Barden) sono i nostri due protagonisti, diciassettenni con qualcosa dentro che li spinge alla ribellione. James, che vive solo con il padre (che non ha idea di cosa fare ma ce la mette tutta) dopo il suicidio della madre, è convinto di essere uno psicopatico: non prova emozioni, non ha il senso dell’umorismo, si diletta a uccidere piccoli animali per fare la prova generale di quando finalmente potrà uccidere una persona. Alyssa è la sua vittima designata… almeno all’inizio. La nuova ragazza in città, la ribelle senza amici, che si fa più grande di quello che è e vorrebbe solo scappare, è il bersaglio ideale. Anche lei ha una situazione familiare difficile: la madre si è risposata, e il patrigno tiene molto alle apparenze da famiglia felice, ma in privato non fa altro che sminuirla o avere con lei comportamenti inappropriati. Queste due personalità così diverse in qualche modo si trovano, e comincia una fuga disperata e senza troppe speranze…

The End of the F***ing World

La scoperta dell’amore…

I primi episodi di The End o the F***ing World sembrano una specie di prologo di Dexter. Un futuro serial killer che fa le prove generali e cerca di circoscrivere un metodo, che osserva le persone reali per potere in qualche modo farla franca in mezzo a loro. Ma poi ovviamente (o non troppo ovviamente? Uhm…) tutto cambia, protagonisti compresi. Un altro modo per definire TEotFW è bildungsroman, un romanzo di formazione per il nuovo millennio, che con molti romanzi di formazione dell’800 e oltre ha in comune il richiamo alla necessità di fuggire e andare lontano per trovare finalmente se stessi.

The End of the F***ing World

Se è anche un viaggio alla ricerca dello stile, spero che questo sia un esperimento fallito

Ma non voglio farla più complessa di quello che è. A me, se devo dire la verità, The End of the F***ing World ha ricordato un po’ Napoleon Dynamite, il film del 2004 di Jared Hess che tanto successo riscosse a sorpresa forse per la sua capacità di raccontare la nuova strana e impacciata MTV generation. Dal 2004 a oggi, probabilmente siamo diventati anche più strani, quindi il successo di TEotFW non mi ha stupito affatto, anzi.

The End of the F***ing World

L’entusiasmo dei giovani spettatori della serie

La serie funziona soprattutto perché funzionano i protagonisti. Alex Lawther e Jessica Barden (il primo già visto in Black Mirror, la seconda in The Lobster e Penny Dreadful) sono bravi a nascondere dietro una apparente maschera di inespressività tutta una serie di emozioni trattenute ma che scalpitano per uscire. Proprio in questo facilitano l’identificazione del pubblico e… persino la mia, che ho il doppio dei loro anni. In qualche modo possiamo capire i loro problemi e persino le loro reazioni… fino a un certo punto.

L’altro motore del successo è l’andamento assurdo ma avvincente, capace sempre di sorprendere. La serie si guarda in tre ore e mantiene un ritmo alto e piacevolissimo, sembra fatta apposta per un binge watching pomeridiano, per un diciassettenne che torna da scuola e vuole dimenticare lo stress davanti alla tv (anzi, al pc) prima di cena.

The End of the F***ing World

Chi di noi da adolescente non ha mai sognato di vivere una scena così?

Inoltre The End of the F***ing World riesce nella difficile arte di camminare sul filo sottile che separa il troppo consolatorio dall’inutile dramma. Resta lì, nel mezzo, ci comunica che i due ragazzi non hanno troppo bisogno di essere compatiti e neppure quello di essere esaltati. Vanno ritrovati nel modo giusto, coi tempi giusti, perché dietro un’armatura così fragile potrebbe persino nascondersi un adulto responsabile. O se non altro, più responsabile di quelli che ci sono ora.

Consigliato!

Voto: *** 3/4

11 thoughts on “The End of the F***ing World”

  1. The end of the farting world sarebbe stato bellissimo 😉 Non ho letto il fumetto da cui è stata tratta, ma la serie mi è piaciuta, come dicevamo sul Faccialibro, una roba alla Wes Anderson con più sangue. Per assurdo spero non facciano una seconda stagione, non avrebbe senso. Cheers!

  2. Solo un appunto: se ammazzi animaletti non è che “sei convinto” di essere uno psicopatico. Lo sei! 😉

    Per il resto, non ho visto la serie né letto il fumetto (graphic novel per me è una definizione per permettere di leggere fumetti a chi se ne vergogni 😛 )

  3. Gli attori sono mostruosamente inespressivi. O hai scelto gli screenshot con il lanternino oppure c’è un problema 😀 (anche se appunto dalla tua recensione si evince che sia al contrario un punto di fora).

  4. The End of the Farting World potrebbe essere un’altra serie interessante… ahahah XD

    Questa qua invece mi ha ricordato più Dexter che Napoleon Dynamite, o una versione teen di Natural Born Killers, il tutto comunque in chiave british e quindi very cool.

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