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Triple Frontier: ora Netflix fa sul serio

Quando un film ha una vita produttiva troppo lunga io comincio sempre a temere che qualcosa da qualche parte è destinato ad andare storto. Aspettative deluse, budget ridotti, attori e registi che si defilano… Sono mille le cose che possono succedere e finiscono per trasformare quello che potenzialmente appariva come un sicuro blockbuster in una puttanata di quart’ordine.

Di Triple Frontier si parla dal 2010. Sceneggiatura di Mark Boal, regia di Kathrin Bigelow, nel cast Tom Hanks e Johnny Depp. Quasi un capolavorone annunciato. Le riprese avrebbero dovuto cominciare a inizio 2011, ma poi sapete come vanno le cose… la produzione nicchia, prende tempo, e tra una cosa e l’altra per cinque anni non se ne fa più nulla. La Bigelow, come è giusto che sia, si impegna in altri progetti e resta come produttrice, o più probabilmente finisce per mettere solo il nome, e come regista subentra J.C. Chandor, un nome sicuramente meno noto ma che da buone garanzie agli appassionati. Dopotutto il suo A Most Violent Year ha conquistato molti fan, e il suo stile sembra estremamente adatto a mettere in scena questa storia di ex soldati delle forze speciali fermamente intenzionati per una volta a mettersi in proprio e sistemare se stessi e le proprie famiglie per sempre. Johnny Depp abbandona il cast (e meno male), Tom Hanks nicchia un po’, si fa anche il nome di Will Smith e una volta ancora passano altri due anni, e nulla di fatto.

Arriviamo al 2017, e questa volta finalmente sembra che ci siamo. Firmano per entrare nel cast Tom Hardy, Channing Tatum e Mahershala Alì, l’inizio delle riprese è fissato per maggio, e venti giorni prima la botta: la Paramount abbandona la produzione. Questo film sembra maledetto!

Per fortuna interviene Netflix a metterci qualche miliardone. Nuova rivoluzione nel cast, con Ben e Casey Affleck ad affiancare Alì. Poi Ben abbandona per motivi personali, si parla di Mark Wahlberg come protagonista, Ben per fortuna torna… insomma la faccio breve, si ritarda ancora un anno, e la cosa costringe Casey Affleck e Alì a lasciare. Arrivano Charlie Hunnam, Oscar Isaac, Garrett Hedlund e Pedro Pascal e il film incredibilmente si fa. E un anno dopo arriva su Netflix, pronto per essere recensito dai migliori siti specializzati e persino dal Cumbrugliume.

Ma di che parla questo Triple Frontier?

l’uomo che sussurrava ai muli?

Oscar Isaac è Santiago Garcia, un ex ufficiale delle forze speciali che lavora come consulente privato in aiuto all’antidroga colombiana. Santiago si è costruito una rete di informatori sul campo, tra i quali la più importante è Yovanna (Adria Arjona), che spinta dal desiderio di far uscire suo fratello dai guai in cui si è cacciato gli da la soffiata che attendeva da anni: la posizione del potentissimo boss Gabriel Martin Lorea, in una villa in mezzo alla giungla.

Per dargli l’assalto, Santiago pensa bene di tornare in America e reclutare i suoi ex compagni nelle forze speciali: il capitano Redfly (Ben Affleck) che ora prova a sbarcare il lunario come agente immobiliare con scarsi successi, Ironhead (Charlie Hunnam) che ora fa discorsi motivazionali alle reclute, suo fratello Ben (Garrett Hedlund) divenuto lottatore di MMA, e l’ex pilota Catfish (Pedro Pascal) che ha visto la propria licenza ritirata dopo qualche problema di droga. Vinta qualche resistenza, la squadra si riforma, il piano di assalto è fatto e tutto è pronto per tornare sul campo un’ultima (?) volta. Ma si scopre che per convincere gli altri Santiago ha detto qualche non proprio piccola bugia, e la sete di denaro comincia a cambiare i rapporti tra chi finora si considerava praticamente un fratello. Un lungo viaggio in elicottero verso la via di fuga dell’oceano, attraverso giungla e montagne, attende i nostri protagonisti…

Triple Frontier è un film che mostra moltissime facce: i primi quindici minuti sono una specie di seguito non ufficiale di Sicario, con pochissime parole, uno stile asciutto e fortemente realistico e Oscar Isaac sugli scudi. La fase di reclutamento ci mostra un ribaltamento del classico orgoglio americano, con l’attaccamento alla bandiera vissuto come ideale irrinunciabile ma che non basta più, soprattutto se zio Sam pare aver abbandonato chi per anni ha lottato e preso pallottole per lui. La terza parte è lucida e tesa, con lo studio del piano di attacco e la sua messa in scena. La parte finale è la fuga, e la tensione si fa meno fisica e più mentale. I rapporti tra i protagonisti si allentano e mutano, ciò che accade li cambia, li porta a ripensare se stessi. Sebbene volino meno pallottole attorno a loro, la sensazione di imminente pericolo è sempre fortissima, e mi sono sentito veramente incollato allo schermo in ansia per le loro sorti.

Il film dura centoventicinque minuti, una durata ormai nella media ma che sempre più spesso è indizio di tedioso allungamento del brodo narrativo, e foriera di sbadigli. Triple Frontier invece non mi ha mai annoiato neppure per un secondo, mantenendo sempre alto il livello per tutta la sua durata. C’è qualche difettuccio (passaggi da una fase all’altra un po’ slegati, qualche ingenuità geografica) ma c’è anche tanta convinzione, tanta passione, tanta verità. Aiutano certo una colonna sonora memorabile e un cast strepitoso, con Hunnam e Isaac sugli scudi, Ben Affleck praticamente perfetto e Hedlund e Pascal un po’ nascosti ma capaci di venir fuori alla lunga, arrivando anche a rubare la scena in qualche momento. Triple Frontier è un film con pochi compromessi, un rigore d’altri tempi, scene di azione coinvolgenti e un messaggio forte che annulla la consueta contrapposizione tra bene e male per provare a raccontare qualcosa di più. Ho trovato alcune scene potentissime, davvero efficaci nel loro mostrare come dalla parte dei nemici si trovino spesso ragazzi impauriti, inconsapevoli, dei “buoni dalla parte sbagliata”. “Ma la divisa di un altro colore“, avrebbe detto De André. E allora l’etica ideale che muove chi è guerriero per natura va rivoluzionata, ed entrano in gioco tutt’altre variabili.

Sapete come sono spesso giudice severo dei film “Netflix Original”, ma negli ultimi mesi la qualità media si è impennata, e non posso che gioirne. Triple Frontier è cinema vero, tra la Bigelow e Ridley Scott, e a mio parere la miglior produzione che la grande N abbia mai messo in piedi. Non perdetevela, assolutamente!

One thought on “Triple Frontier: ora Netflix fa sul serio”

  1. Tu e Cassidy lo avete venduto bene questo film…poi hai aggiunto anche la citazione di De Andrè! 😀

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