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Il Metodo Kominsky

BASTA CON QUESTI GIOVINASTRI! Basta con la trap, con gli youtuber, con le storie di instagram, con serie tv che parlano di prostitute sedicenni, con Francesco Sole e gli stivali Ugg. Non se ne può più di tutte queste cose che non capiamo, troviamo ridicole o completamente aliene, ci spaventano. C’è bisogno di qualcosa di diverso, più maturo, più legato ai problemi della nostra età.

C’è bisogno de Il Metodo Kominksy.

Questa nuova serie Netflix è stata creata dal super-prolifico Chuck Lorre, ma è molto diversa dalle sue abituali produzioni che ben conosciamo, come The Big Bang Theory, Dharma e Greg o Two and a Half Men. È sempre in qualche modo una sitcom, ma i toni sono più seri, i ritmi meno sostenuti. I protagonisti sono il settantaquattrenne Michael Douglas (che interpreta l’ex attore di successo ora acting coach di discreto successo Sandy Kominsky) e la prostata di Michael Douglas (che interpreta la prostata di Sandy Kominsky). Ok, c’è anche con un ruolo importante l’ottantaquattrenne Alan Arkin, nel ruolo di Norman Newlander, agente e migliore amico di Kominsky e motore di molti cambiamenti nella sua vita. Ad esempio, è lui a presentargli il Dr. Wexler (interpretato dal sempre bellissimo settantaquattrenne Danny De Vito), che si prenderà cura della sua prostata.

Insomma avrete capito: Il Metodo Kominsky parla di problemi della terza età. Una terza età un po’ particolare, visto che comunque Michael Douglas è sempre affascinante e prova a rimorchiare con discreto successo la bella Lisa (la cinquantasettenne Nancy Travis), e comunque prova a mantenersi attivo nel mondo dello spettacolo, che richiede sempre di apparire più giovani di quanto si è. Anche se il mondo dello spettacolo pare non avere più molte parti per lui, fatta eccezione forse per qualche pubblicità truffaldina rivolta a vecchietti della sua età.

È una serie divertente, scritta bene, intelligente, recitata benissimo da due mostri sacri (e dalle loro prostate). In qualche momento pare tramutarsi in una sorta di Thelma e Louise geriatrico, ma purtroppo non ha il coraggio di spingersi fino in fondo in quella direzione. Ha dei limiti. C’è qualche strizzatina d’occhio di troppo. C’è qualche personaggio ignorato per concentrarsi sui protagonisti. C’è qualche scena non necessaria. C’è qualche assurdità che non ho ancora capito bene se mi è piaciuta o meno. Tipo Lisa Edelstein, la figlia di Norman che torna da lui dopo la morte della madre e che riesce quasi a interpretare la parte dell’adolescente problematica, nonostante abbia pure lei cinquantadue anni suonati. Ma Lisa Edelstein può tutto, e già in House dopotutto l’abbiamo vista (e mai dimenticata) come cheerleader sexy assolutamente credibile.

THE KOMINSKY METHOD

Concludo perché quando si invecchia è inutile tirarla per le lunghe: Il Metodo Kominsky è carino, non indimenticabile ma guardatelo. E ora scusate, vado a farmi controllare la prostata.

4 thoughts on “Il Metodo Kominsky”

  1. Mi attirava un po’ questa serie su Nonno Simpson, un po’ perché Douglas non è tra i miei preferiti, magari appena finisco le terrificanti avventure di Sabrina, passo al lato geriatrico di Netflix e ci provo 😉 Cheers!

  2. Questa non la conoscevo 🙂 Alan Arkin è un grande, in Little Miss Sunshine è semplicemente dirompente!

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