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Escape at Dannemora

La categoria “film e serie tv sulle evasioni dal carcere” meriterebbe una rubrica a parte. Dai complicati piani di Prison Break al classicone Fuga da Alcatraz, dall’angoscia di Fuga da Mezzanotte al testosterone di Escape Plan, fino ad arrivare alla fantascienza di The Cube o… perché no, all’animazione di Toy Story 3, cinema e televisione hanno prodotto centinaia di storie di fughe, riuscite e non, banali o intricatissime, di innocenti o colpevoli, sulle quali ci sarebbe tantissimo da dire. Il 2018 non è stato avato di novità in tal senso, visto che ci ha regalato un banale seguito di Escape Plan, un inutile remake di Papillon e… Escape at Dannemora, la serie di cui sto appunto per parlare, ma guardate un po’ che combinazione!

Quando ho sentito parlare per la prima volta di Escape at Dannemora la cosa che mi ha intrigato maggiormente è il nome del regista: Ben Stiller. Non un omonimo, proprio il comico di Zoolander, Ti Presento i Miei, Una Notte al Museo… Ben Stiller non è un esordiente dietro la macchina da presa, visto che la sua prima esperienza risale addirittura a 25 anni fa, con il piccolo cult Giovani, Carini e Disoccupati, ma sicuramente è la prima volta che dirige una storia vera della portata drammatica della fuga del 2015 dalla Clinton Correctional Facility, carcere di massima sicurezza nella cittadina di Dannemora, New York, e della successiva enorme caccia all’uomo che ne seguì. Un piano elaborato, due protagonisti carismatici ed intriganti, oltre 800 agenti coinvolti, processi ancora in corso… non poteva che venirne fuori un film. O una serie tv.

La mattina del 6 Giugno 2015 due detenuti in carcere per omicidio, Richard Matt e David Sweat, risultarono assenti alla conta mattutina. Nelle loro celle venne ritrovato un passaggio pazientemente scavato verso un tunnel che portava al sistema di riscaldamento della prigione, e poi verso la libertà. Il confine con il Canada era a poche miglia, e la mobilitazione fu immediata. Ma come avevano fatto due detenuti (uno dei quali già noto per essere fuggito da altri istituti negli USA e in Messico) a riuscire con un piano così complesso senza gli attrezzi necessari? Così una settimana dopo venne arrestata Joyce Mitchell, responsabile della sartoria interna della prigione dove prima Sweat e poi Matt avevano lavorato, e nota per essere stata piuttosto intima con entrambi…

Escape at Dannemora è nei primi episodi la storia dell’organizzazione della fuga, e… non faccio spoiler, tanto si capisce fin dall’inizio come andrà a finire, no?

La serie prodotta da Showtime e scritta da Brett Johnson (Mad Men) e Michael Tolkin (I Protagonisti) ha al suo arco tre frecce di altissimo livello: i protagonisti Benicio del Toro (Richard Matt), Paul Dano (David Sweat) e Patricia Arquette (Joyce Mitchell), che offrono tutti e tre prove attoriali di gran livello. Sweat è preciso, serio e determinato, Matt carismatico e folle, la Mitchell frustrata e ingenua. Sarebbe stato facile rendere almeno i primi due degli antieroi con i quali è facile identificarsi, ma Stiller e gli scrittori sono stati bravissimi a mantenere un punto di vista obiettivo proprio quando questo rischio diventava più presente, ricordandoci con uno straordinario episodio sei che la storia era quella di due criminali in fuga dalla prigione e di una donna problematica e capace di tutto. La necessaria empatia allora è trasmessa tramite i ruoli minori: il marito Lyle Mitchell (Eric Lange), che ama la moglie nonostante tutto, o la guardia carceraria Gene Palmer (David Morse) che ha lasciato che Matt si prendesse gioco di lui cercando un rapporto di amicizia fuori luogo in carcere ma comprensibile.

Il tema della fuga è quello ovviamente ricorrente. Fuga da un matrimonio infelice, fuga dalla realtà, fuga da un luogo sentito come non proprio… fuga dal carcere, certo. Fuga anche dello spettatore da una televisione banale, standardizzata, dominata da modelli sempre uguali. Escape at Dannemora non ci regala rivoluzioni, ma è una serie televisiva che mi è apparsa piacevolmente fuori moda, nel suo concentrarsi sui personaggi approfonditi nel dettaglio anche a costo di un paio di episodi centrali più pesanti degli altri. Golden Globe a Patricia Arquette meritatissimo, e ennesimo promemoria che non dobbiamo accontentarci di pensare che la televisione sia solo Netflix. In Italia è stato trasmesso da Sky Atlantic e ora è disponibile su Now TV.

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