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Repetita iuvant: Russian Doll

È il giorno del compleanno di Nadia. Il trentaseiesimo. Nadia non è più una ragazzina, ma ancora sembra voler fare di tutto per combattere l’inevitabile passaggio all’età adulta. Nadia fuma come un turco, beve, si droga, dice parolacce, fa sesso occasionale, lavora quando le va, si sceglie amici più strani di lei. Ha una storia complicata di rapporti familiari alle spalle e non sembra intenzionata a dar vita a una famiglia propria. Ma il giorno del trentaseiesimo compleanno sembra destinato a cambiarle la vita… perché poco dopo essere uscita dalla festa organizzata per lei Nadia muore. E si ritrova davanti allo specchio del bagno dell’appartamento dell’amica Maxine, con Gotta Get Up di Harry Nilsson che suona a tutto volume e la festa ancora in corso.

E non solo una volta. La cosa si ripete, si ripete e si ripete ancora. Inevitabilmente Nadia sembra destinata a morire, mentre la giornata si ripete cominciando apparentemente sempre allo stesso modo, ma con una serie di dettagli sempre diversi. Personaggi più o meno assurdi ruotano intorno alla vita di Nadia e sembrano legati a questo loop: un gatto scomparso, un barbone ossessionato dai suoi capelli, l’ex fidanzato e un professore donnaiolo capitato alla festa chissà perché. Ma forse la chiave è qualcun altro, qualcuno la cui vita non sembra connessa alla sua ma che potrebbe essere nella stessa situazione.

Russian Doll è un Ricomincio da Capo senza Bill Murray e marmotte, e punta tutto sulla gran verve di Natasha Lyonne (anche produttrice e sceneggiatrice) che si sobbarca sulla schiena la maggior parte degli otto brevi episodi che compongono la serie. Un peso forse troppo grande, visto che la Lyonne (che funzionava alla grande in Orange is the New Black in un ruolo che non richiedeva una presenza costante sullo schermo) prova un po’ troppo a rifare se stessa, riuscendo solo in parte ad evitare il rischio dell’overacting.

Qualche episodio mi è piaciuto molto, altri soffrono di un po’ di pesantezza fino a un finale che ho trovato un tantino telefonato. Per una serie così breve (gli episodi sono da 25 minuti l’uno) è un peccato non gravissimo, ma si fa sentire. Russian Doll è comunque ben pensata (in maniera anche furba), confezionata meglio e venduta in maniera perfetta. Si guarda molto volentieri, ma ho la sensazione che la cosa che più vi rimarrà in testa sarà la colonna sonora. Il pezzo di Harry Nillson ha aumentato gli streaming del 2466%. Lo dicevo, no? Repetita iuvant.

2 thoughts on “Repetita iuvant: Russian Doll”

  1. Ho pensato che un “Ricomincio da capo” con la Nicky di “Orange” di otto episodi da venti minuti, sarebbe stato uno spasso, mi sono ritrovato a mia volta nel loop, per due settimane non sono riuscito a terminare quelle misere otto puntate (Storia vera), martellato a mia volta dal pezzo di Harry Nilson. Se l’intenzione era quella di far immedesimare gli spettatori con Nadia, con me ci sono riusciti, se era intrattenermi, ho molti dubbi e sono d’accordo con la tua analisi. Cheers!

  2. Per adesso ho visto i primi due episodi e mi sono piaciuti moltissimo.
    Che possa diventare logorante alla lunga può darsi, ma il fatto che comunque gli episodi siano di breve durata e nemmeno tanti, può aiutare.

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