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Shrinking – La recensione

Shrinking

Ultimamente mi sono messo a recuperare qualche serie originale Apple Tv, un servizio di streaming di cui non si parla molto ma che ha portato anche in Italia roba interessante. Il vertice assoluto, probabilmente, è Ted Lasso, una serie che negli USA fa sfracelli e che anche io ho trovato adorabile. Magari ve ne parlerò dopo la fine della stagione in corso, ma intanto ne approfitto per dire due parole su un’altra serie che mette insieme gli autori proprio di Ted Lasso e di Scrubs: Shrinking.

Shrinking banner della serie tv di Apple TV con Jason Segel e Harrison Ford

Vi ricordate Jason Segel?

Ho sempre pensato che in How I Met Your Mother Jason Segel fosse “quello bravo”, e ha dimostrato la propria voglia di uscire da certi schemi e ruoli precostituiti anche nell’ottimo “Messaggi da Elsewhere” (lo trovate su Prime Video). Qui interpreta Jimmy, psicologo sulla quarantina che ha da poco perso la moglie e vive in uno stato di perenne stordimento, cercando consolazione in droga, alcool, prostitute.

Shrinking non è però una storia di degrado, amoralità e annichilimento di se stesso, anzi. È una serie sull’elaborazione del lutto che paragonerei per molti versi a After Life, senza lo stesso humour plumbeo (d’altronde Ricky Gervais…). Jimmy tocca il fondo all’inizio della serie e comincia una risalita, che passa da un nuovo rapporto con i pazienti, un ritrovato legame con la figlia adolescente Alice (Lukita Maxwell), una presa d’atto del ruolo nella sua vita del mentore Paul (Harrison Ford) e della collega Gaby (Jessica Williams).

(Troppo) buoni sentimenti?

Le recensioni di Shrinking che ho letto sono contrastanti. Alcune definiscono la serie una delle migliori dell’anno, altre ne parlano come di un accrocchio di buonismi e banalità. Io sono molto più dell’opinione dei primi… Forse avevo proprio bisogno di una serie così, e me la sono goduta in un lampo.

Caviamoci il dente delle uniche critiche che mi sento di fare: come Ted Lasso, anche Shrinking è una storia di mentori e allievi. Qui però è proprio il rapporto tra Harrison Ford e Jason Segel a sembrare un po’ banale, anche se il vecchio Harrison è sempre bravo e ci sono (specialmente nelle puntate finali) degli scambi di battute tra i due veramente divertenti. Molto meglio quando le dinamiche si fanno più complesse e coinvolgono anche la Williams e la figlia interpretata da Lukita Maxwell. Inoltre non ho digerito molto il personaggio della vicina, una Christa Miller che non rivedevo da anni: fisicamente è ancora in gran forma, ma la sua rapida evoluzione, senza fare spoiler, mi è sembrata eccessiva.

Tutto il resto in Shrinking mi è piaciuto tantissimo.

Dal paziente che diventa amico Sean alla storia d’amore mai troppo insistita, dalle vicende familiari di Paul al messaggio di fondo. Shrinking è una serie garbata, frizzante, scritta bene, in continuo crescendo, che ti lascia col sorriso sulle labbra. Forse non è la serie che rivoluzionerà la vostra vita, è un po’ vecchio stile nel suo posizionarsi tra la comedy e la sitcom più classica, ma ogni tanto è anche bello passare mezz’ora in tranquillità.

Il fatto che sia su Apple TV allontanerà qualche potenziale spettatore… Ma se si vuole, il modo di guardarla si trova, tra offerte gratuito e “pensiero laterale”. Shrinking mi ha fatto stare bene. Vi sembra poco?

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